Perché la cybersicurezza aiuta il benessere sociale

Negli ultimi anni, complice anche la pandemia, abbiamo aumentato la nostra presenza online e questo ha determinato un’occupazione più ampia di superficie digitale con conseguente produzione di dati. Diventa dunque sempre più importante per il benessere sociale l’attenzione alla cybersicurezza, che non deve essere garantita solo dalla realizzazione di infrastrutture web in grado di neutralizzare le minacce di attacchi esterni ma anche da una cosapevolezza diffusa da parte degli utenti in merito ai rischi della rete che permette loro di prevenire eventuali prelievi forzati di dati mediante impostazioni corrette di password e meccanismi di protezione dati.

Cybersicurezza: un tema molto sentito

Il tema della sicurezza informatica è molto diffuso e la necessità di essere informati e preparati sulla sua tutela ha avuto dei riscontri positivi anche dal punto di vista delle opportunità lavorative. Molti giovani desiderano infatti specializzarsi in cybersecurity e le scuole, a diversi livelli di formazione, propongono corsi specifici in merito. Un master per specializzarsi in cybersecurity per esempio è utile anche se non ci si occupa direttamente di questo aspetto in azienda, perché può completare delle conoscenze tecniche e favorire avanzamenti di carriera. I master sulla sicurezza informatica si possono seguire anche da remoto grazie alle università online come Unicusano, che propongono piani di studio che contengono anche questo tipo di specializzazioni. Conoscere bene le dinamiche della cybersicurezza è inoltre un vantaggio anche per diffondere buone pratiche e informare altre persone sulla corretta tutela dei propri dati personali online.
Secondo il rapporto “Il valore della cybersecurity in Italia” realizzato da Censis e Iisfa, nel 2022 il 76,9% degli italiani si è imbattuto in una minaccia informatica e sono raddoppiati gli attacchi alle infrastrutture con un altissimo numero di denunce. Si evince dunque che c’è una proliferazione dei sistemi di hackeraggio, ma nello stesso tempo c’è anche una maggiore attenzione, che però va accolta per creare cittadini consapevoli in materia.

Cybersicurezza: le pratiche di sicurezza più adottate

Le pratiche per difendersi da eventuali attacchi sono ormai conosciute, anche se è bene sapere che solo il 28,8% degli italiani sa perfettamente di cosa parliamo quando si parla di sicurezza informatica. Tra le pratiche più utilizzate e anche più efficaci, ci sono le password, anche se vanno realizzate tenendo conto di alcuni fattori. Le password al wi-fi sono utilizzate dal 75,2% degli italiani e il 71,5% ne utilizza diverse a seconda del servizio, una pratica virtuosa per evitare di essere hackerati su diversi profili.  Il 70,3% delle persone ha un antivirus installato sul pc di casa e il 75% sul pc di lavoro. Per quanto riguarda lo smartphone, il 62,6% delle persone utilizza altri sistemi (PIN, OTP, impronta digitale o riconoscimento facciale) per accedere al cellulare. Per la salvaguardia dei dati, il 59,5% effettua periodicamente un backup dei propri file. Dal punto di vista del pubblico e delle aziende, nel 2022 gli investimenti in cybersecurity da parte di enti pubblici e imprese sono aumentati del 18%, condizionati anche dalla situazione ucraina. L’Italia però è l’ultima tra i paesi del G7 con un rapporto tra investimenti in sicurezza informatica e PIL dello 0,1%.
Eppure essere in grado di proteggere i propri dati digitali sia privati sia di lavoro è un elemento che contribuisce al benessere sociale, perché le persone si fidano molto di più delle strutture e sono più favorevoli all’utilizzo di strumenti che velocizzano le attività e migliorano la qualità della vita.

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